giovedì 14 aprile 2011

(Usa e Getta)_ di Eagle


Obsolescenza programmata: locuzione difficile. Anche la stupidità umana è difficile da capire: non ha confini. La moneta nacque come mezzo per facilitare gli scambi commerciali ma, da qualche secolo a questa parte, è diventata un modo per essere al di sopra dei commerci. In che senso? Finanza sta a profitto individuale come economia sta a beneficio collettivo.
In California, a Livermore, dal 1901 una lampadina elettrica brilla ininterrottamente da più di un secolo. Fu progettata da Adolphe Chaillet, a Shelby in Ohio nel 1895.
La prima calza di nylon erano così robuste da poter essere utilizzate per trainare un veicolo in panne.
Che c’entrano con tutto questo? L’essenza semi-occulta del consumismo è imporre una data di morte per il prodotto acquistato. È, inoltre, indurre il consumatore a comprare non per necessità stringenti ma per appagare uno sfogo di natura compulsava, ben inculcato e sfruttato dai venditori.
T.A. Edison, dopo la commercializzazione delle sue prime lampadine, riponeva grandi speranze nella ricerca e nello sviluppo di “dispositivi luminiferi” più duraturi. Sulle fine degli anni ’10, le lampadine standard duravano 2500-3000 ore circa, ma dal 1924 la vita media delle lampadine per uso domestico cominciò a decrescere così come era cresciuta. Come mai?
PHOEBUS. È questo il nome dato dai più grossi fabbricanti di lampadine del mondo ad un cartello (un accordo economico) che imponeva (con tanto di sanzioni per gli eventuali membri trasgressori) metodologie di produzione tali da abbassare la vita delle lampadine (fissata sulle 1000 ore) e ingenerare quindi un profitto sleale (i documenti riguardanti il patto sono stati scovati in Svizzera dallo storico berlinese Helmute Hoge).
L’economia stava assumendo i connotati tipici dell’epoca (gli anni ruggenti, il periodo in cui la Terra era vista come un serbatoio illimitato di materie prime) precedente la crisi del 1929 e lampadine dalla lunga durata erano uno svantaggio per i nuovi mercanti.
L’idea dell’obsolescenza programmata non attecchì subito ma dagli anni cinquanta in poi, le industrie di ogni campo cominciarono a realizzare generi di consumo dalla durata più ridotta.
Gli ingegneri, i tecnici, gli operai si sono visti, nel corso degli anni, costretti ignobilmente a ideare strategie per costruire prodotti di qualità sempre più scadente.
E ora si può ben chiosare con un concetto nazional-popolare: senza obsolescenza programmata, oggi, dove lavorerebbero tutte quelle persone (ingegneri, scienziati, operai, cassieri, impiegati, etc.)? dove andrebbero a finire tutti gli ipermercati e i centri commerciali?
Con “PRODUCI CONSUMA CREPA!” i CCCP, con draconiana concisione, avevano indicato la via presa dal libero mercato.
I grandi imprenditori devono rendersi conto che questa economia dello scialo non potrà durare a lungo: il mondo “sviluppato” manda ai paesi del quarto mondo i resti dei prodotti talmente fragili ed effimeri da non avere più corso il giorno dopo l’uscita dalla fabbrica mentre le viscere terrestri diventano ancora più sterili.
I libretti di istruzioni e le garanzie (specialmente per i prodotti elettronici) sembrano fatti appositamente per demonizzare gli interventi manuali del consumatore in caso di eventuali guasti e l’estinzione dei negozi di componentistica aiuta gli sperperi. Per salvarci, non più merci ma beni.

(da "Fatti al cubo", periodico indipendente dell'Università della Calabria)

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