venerdì 19 novembre 2010

L'ambizione alla velocità...


"Mi venivano delle riflessioni sulla lentezza degli esseri umani a piedi rispetto alle loro necessità o alle loro ambizioni di spostamento. Pensavo che qualsiasi altro animale ha un rapporto più equilibrato tra la propria velocità e l’estensione del territorio di cui ha bisogno o voglia. Pensavo a come si muove rapida una formica attraverso una stanza che per lei è grande quanto la distesa dei pascoli lo era per me; e a come per converso è contento un bradipo di starsene quasi fermo sui rami del suo albero a mangiare foglie. (…) Pensavo a tutti i panzoni e le culone e le magrette secchette e i tozzi inquartati che si sentivano nobili e agili come centauri e amazzoni mentre mi venivano dietro su zampe altrui; me li immaginavo a piedi come me, schiacciati dalla pressione atmosferica e limitati dalla pretesa di camminare eretti, umiliati dai loro stessi corpi. (…) Pensavo a quanto la storia degli esseri umani è stata influenzata dal desiderio di affrancarsi da questa frustrazione di fondo, in una linea ossessiva che ha portato grado a grado all’addomesticamento dell’asino all’invenzione della ruota alla scoperta della staffa alle orde barbariche dell’Asia alle crociate all’invasione delle Americhe al motore a scoppio alle guerre mondiali al turismo di massa al dominio delle macchine alla cementificazione del mondo alla sua distruzione progressiva. Mi chiedevo come sarebbero andate le cose se la nostra specie avesse avuto in dotazione una velocità naturale più gratificante: se avremmo fatto meno danni o invece ancora di più; se la lentezza era un tentativo patetico della natura di tenere a freno le nostre tendenze aggressive e devastatorie."

(dal romanzo "nel momento", Andrea De Carlo)

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