sabato 14 maggio 2011

uguali ma diversi _ da GRAMIGNA SOVVERSIVA di Amedeo Bertolo


Il potere per sua natura nega tutto ciò che gli si oppone e la diversità gli si oppone, in quanto ingovernabile: nessun potere è sufficientemente elastico da gestire l’infinitamente diverso. Solo il diverso può gestirsi da sé. Il diverso proclama l’autogestione, il diverso è negazione vivente dell’eterogestione. 
Il potere quindi è in continua guerra – guerra a morte – con il diverso, esso deve distruggere la diversità, o quanto meno incanalarla nella disuguaglianza. In particolare, il potere tendenzialmente totalitario dei nostri giorni è nemico implacabile della diversità. 
Per la logica tecnocratica e burocratica, il mondo ideale è il mondo standardizzato, la cui “qualità” sia tutta riconducibile a categorie e quantità computerizzabili, pianificabili, prevedibili, controllabili, registrabili, meccanografabili, addizionabili, sottrai bili, moltiplicabili, divisibili… 
Per la logica capitalistica classica, il mondo ideale è un mercato mondiale in cui tutto e tutti siano merce. Per l’ibrida logica tardo-capitalistica il mondo ideale è qualcosa di mezzo tra l’ideale capitalistico e quello tenco-burocratico.
Per il potere di oggi, all’est tecno burocratico e all’ovest tardo-capitalistico (…) la divesità è più inaccettabile che per qualunque altra forma di potere storicamente conosciuta. 
Come un rullo compressore il potere tende a livellare le differenze culturali, a distruggere le etnie, i linguaggi, i costumi locali regionali nazionali, oltre che a negare, come tutti i poteri precedenti, le diversità individuali (ricondotte a disuguaglianza, come si diceva, o mortificate). Come un bulldozer sociale, il potere sogna di spianare le colline, riempire gli avvallamenti, drizzare i fiumi, creare una pianura a perdita d’occhio in cui solo si ergano, a intervalli regolari, le torri di controllo e gli squallidi castelli del loro privilegio.
La diversità è stata sinora, nel migliore dei casi, considerata come una dato da rispettare, un oggetto di tolleranza. Ma questa è un’interpretazione inadeguata e, al limite, pericolosamente riduttiva della diversità. La diversità invece, dev’essere non accettata, ma esaltata, ricercata, creata, e ricreata continuamente. Perché la diversità è un bisogno dell’uomo, perché la diversità è un valore in sé. Diverso è bello. Come è bello che non ci siano due foglie identiche, così è bello che ogni casa, ogni paesaggio, ogni città, ogni dialetto, ogni persona, ogni nazione siano uniche e diverse.

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