sabato 2 ottobre 2010

un nuovo senso della Politica: la visione Municipalista Libertaria

I gruppi di affinità, le democrazia diretta e l’azione diretta potranno difficilmente essere anche solo comprensibili ai milioni di individui che passano la vita in solitudine nei bar o nelle discoteche. Quel che è tragico è che questi milioni di individui hanno delegato il loro potere sociale, anzi hanno ceduto la loro personalità, a politicanti e burocrati che vivono in una dimensione di obbedienza e di comando nella quale, gli individui, sono normalmente tenuti a giocare un ruolo subordinato. Eppure è proprio questa la causa più immediata della crisi ecologica che affligge il nostro tempo - una causa che ha la sua origine storica nella società mercantile che ci sommerge. Chiedere a coloro che sono privi di potere di riconquistare il controllo sulla loro esistenza e ancora più importante che installare un collettore solare, complicato, costoso e spesso incomprensibile, sul tetto della casa in cui abitano. Finché costoro non riacquisteranno un senso di potere sulla vita, finché non creeranno un sistema autonomo di gestione in contrapposizione a quello gerarchico attuale, finché non troveranno nuovi valori ecologici con i quali sostituire i valori sociali del sistema dominante – un processo, questo, che i collettori solari, i mulini a vento e l’orticoltura possono facilitare ma non rimpiazzare - nessuna trasformazione sociale potrà instaurare un nuovo equilibrio con il mondo naturale.
Siamo alla ricerca di una nuova realtà sociale. Una realtà che riporta in primo piano una tematica fondamentale: la tensione comunitaria, ovvero la ricerca di un ambito ( la comunità, il quartiere, il villaggio, la città) dove non solo si lavori insieme ma si viva insieme, dove possa nascere un nuovo concetto di cittadinanza e dove il contadino ritrovi la forza per resistere al potere centrale e al potere dei media.
La politica nella visione municipalista libertaria è partecipazione diretta dei cittadini.
Prima della formazione dello stato nazione, la “politica” aveva un senso differente da quello odierno. Significava la gestione degli affari pubblici da parte della popolazione a livello comunitario, affari pubblici che solo dopo diventarono dominio esclusivo di politici e burocrati. Essa gestiva la cosa pubblica in assemblee cittadine dirette “faccia a faccia” ed eleggeva i consigli che seguivano le decisioni formulate da queste assemblee, che badavano a controllare da vicino le funzioni operative di tali consigli, revocando quei delegati il cui agire era oggetto di pubblica disapprovazione.
Oggi la “politica” è una cruda tecnica strumentale per mobilitare elettori al fine di ottenere obbiettivi preselezionati. I politici trattano la gente da elettorato passivo il cui compito politico è quello di votare ritualmente per i candidati che provengono dai cosiddetti partiti, non per delegati il cui unico mandato è di gestire le politiche formulate e deliberate dai cittadini. I professionisti della gestione statuale vogliono obbedienza, non impegno, distorcendone persino il significato fino a ridurlo ad un atteggiamento da spettatore nel quale il singolo è smarrito nella massa e le masse stesse sono frammentate da atomi isolati, frustrati e impotenti.
Critical Food è democrazia diretta, si oppone alla visione centralista dello Stato proponendo la restituzione del potere alle municipalità, e si pone come obbiettivo l’avvento di una società ecologica, realizzabile attraverso la formazione di una confederazione di municipalità. Il municipalismo libertario tende alla “municipalizzazione” dell’economia, attraverso l’acquisizione dei mezzi di sussistenza da parte della comunità, il controllo dell’economia da parte dell’assemblea dei cittadini, e pone una differenziazione tra la politica e l’amministrazione. Infatti la politica viene portata avanti dalle realtà municipali mentre l’amministrazione dagli organi confederali.
La politica viene portata avanti da una comunità o da un’assemblea di vicini composta da liberi cittadini. L’amministrazione viene gestita da consigli confederali composti da rappresentanti revocabili di quartiere, città e piccoli centri. Se determinate comunità o gruppi di vicini – o dei loro raggruppamenti di minoranza – scelgono di percorrere la loro strada fino al punto di violare diritti umani o di permettere gravi danni ecologici, la maggioranza di una confederazione locale o regionale ha tutti i diritti di impedire questi misfatti mediante il consiglio confederale. Non si tratta di una negazione della democrazia, ma dell’affermazione di un accordo condiviso da tutti per il rispetto dei diritti civili e il mantenimento dell’integrazione ecologica di una regione. Questi diritti e queste istanze non vengono difesi tanto da un consiglio confederale, quanto dalla maggioranza delle assemblee popolari concepite come un’ampia comunità che esprime le proprie intenzioni mediante i propri delegati confederali.
La confederazione è in realtà una comunità di comunità basata su diritti umani e su imperativi ecologici ben distinti.

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