sabato 25 settembre 2010

Dalle sensibilità planetaria alla rivoluzione dei consumi... e viceversa

Ecologia sociale e Anarchia/ Critical Food è un’iniziativa che parte dalla materialità della terra per concepire e creare forme diverse di produzione e consumo. Non solo, è anche un forcone terragneo piantato dritto al suo obbiettivo: sovvertire le catene di distribuzione e commercializzazione dei beni, ridurre la distanza alimentare, svelare le modalità di privazione della sensorialità che si sviluppano a livello globale mediante l’espropriazione dei produttori e l’idiotizzazione dei consumatori.

La Terra, la terra, la Terra, la terra, la Terra? Il cibo frutto della terra e del lavoro dell’uomo; compagno dialettico che ci riporta alla terra e ci invita alla comunanza e ad altri modi percettivi; intercessore privilegiato uomo/terra.
Dal cibo siamo voluti partire, dal piatto che arriva sulla tavola, dal cibo che mangiamo, per compiere un percorso a ritroso: che ci porti a chi il cibo lo trasforma, a chi lo produce, a chi coltiva gli ortaggi. Vogliamo farne uno strumento di conoscenza, che dal piacere, dal gusto, da un approccio personale soggettivo, ci porti ad affrontare temi che riguardano tutto e tutti. Vogliamo ragionare di contadini e di lavoro contadino, di terra e di ambiente, di come e cosa produce l’agricoltura.
E seguendo un filo del discorso che si dipana sempre più, discutere insieme di prodotti dei campi, di tutela della biodiversità, di varietà ormai rare sacrificate sull’altare del Mercato, dell’omologazione del gusto, di un’agricoltura in armonia con l’ambiente e di un’agricoltura industriale che divora l’ambiente. E, ancora, ragionare sulla qualità, sul prezzo dei prodotti che consumiamo, sul tempo che dedichiamo al loro acquisto e alla loro preparazione.
Svelare le contraddizioni, mettere assieme cose apparentemente distanti, cercare connessioni per una sensibilità ricombinante.
I prodotti della terra dobbiamo valorizzarli, esigendo di sapere origine e trasformazione. In questa maniera difenderemo la biodiversità e metteremo un bastone tra le ruote di multinazionali e grande distribuzione, che altro non vogliono che l’attuazione del principio dell’”ultima trasformazione sostanziale”, ossia la standardizzazione dei frutti della terra. Proprio per questo, se può essere criticabile ogni industria, quella agroalimentare è una vera e propria aberrazione da abolire.
Il rapporto tra saperi e sapori rischia, come tante altre cose della nostra esistenza, di scivolare nel laboratorio di marketing dell’industria agroalimentare contemporanea, la quale cerca di surrogare la distruzione metodica, progressiva, scientifica dei sapori della vita presentando i suoi prodotti come “commestibili”. Più che un legame, l’insistenza su saperi e sapori della propaganda dell’industria agroalimentare contemporanea denuncia una discrasia, un antagonismo profondo, il definitivo compiersi di un divorzio sospettato da tempo tra produzione e cultura.
La sensibilità planetaria è atto di resistenza contro la distruzione dei sapori, contro l’annichilimento dei saperi ma anche contro la deprivazione sensoriale che porta all’ottundimento delle nostre facoltà di udire, di vedere, di tastare, di gustare, di annusare… e quindi pensare.

Critical Food con la sua radicalità e dimensione politica vuole mettere in relazione produzione e comunicazione, sollecitando un “circuito virtuoso” anche con le esperienze apparentemente lontane, per sperimentare connessioni creative.
Analisi economica, sociologica, inchiesta di rottura, poesia e altri accostamenti curiosi… l’idea di comporre gli interventi di Ecologia Sociale e Anarchia/ Critical Food nasce dalla volontà dei contrasti, per creare frizioni che producano scintille creative, per il desiderio di ri-ruralizzare il mondo partendo da una nuova sensibilità che ci fa percepire la terra come casa propria, contro l’attaccamento conservatore, contro il rapporto razzista sangue-suolo di infausta memoria, oseremmo dire, con un ossimoro concettuale – per un’agricoltura nomade, per un rapporto nomade con la terra: sentirsi a casa propria in ogni luogo della terra, su ogni zolla di terra.
Un’idea che viene da lontano. Forse qualcuno ricorda ancora quel canto proletario dell’Ottocento: “nostra patria è il mondo intero, nostra idea la libertà”. Per un futuro di gioia, creatività, intelligenza.

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